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In una giornata un po’ umida e piovosa dello scorso autunno mi sono trovata a passare davanti ad uno dei miei negozi preferiti di Milano, autentico luogo di perdizione per un’appassionata di libri come la sottoscritta. 

Parlo del piccolo Libraccio sul Naviglio, non il negozio proncipale, ma quello che incontrate appena qualche passo più in là, in cui tutti i libri costano 2 euro, una mini libreria piena fino al soffitto di volumi, in piena antitesi con l’era degli acquisti online, dei tempi di consegna garantiti entro 24 ore e degli stock aggiornati in tempo reale. Qui i libri sono organizzati soltanto per categorie, quindi per definizione si entra senza sapere cosa si sta cercando e con la consapevolezza che solo il caso e l’intuito ci accompagneranno nel percorso. Ogni volta varco la soglia con due certezze: la ricerca sarà lunga e non mancheranno le sorprese. È una vera caccia al tesoro. 

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Decido di esplorare la sezione infanzia, forse alla ricerca di un libro di fiabe o di un classico. Magari se ho fortuna mi capita per le mani un titolo di Astrid Lindgren… o la raccolta di Fiabe Italiane di Calvino. Mi accovaccio a terra accanto al piccolo scaffale ed inizio ad esplorare, scorrendo un dorso alla volta dei tanti libri messi in fila sullo scaffale. Ad un certo punto mi imbatto in un albo illustrato cartonato che mi colpisce subito: si intitola “Vita di una regina”, scritto e illustrato da un’autrice francese, Colette Portal. L’illustrazione di copertina mostra uno scorcio di vita all’interno di un formicaio, realizzato con dei tratti di acquerello e (presumo) inchiostro molto dinamici. La grafica e l’usura del volume mi suggeriscono che si tratti di un libro non recentissimo  Soprattutto, è una copertina come raramente se ne vedono oggi: essenziale, a tratti scarna. Allude alla presenza di una storia, ma va dritta al punto senza indugiare in elementi decorativi o stilemi “infantili”.  

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Il libro racconta la vita delle formiche e del formicaio in generale, prendendo soprattutto la prospettiva della formica regina. Dare questa definizione mi sembra in realtà molto riduttivo: leggendo questa descrizione, alcune persone potrebbero forse formarsi l’immagine di un libro didattico, nato per insegnare ai bambini delle nozioni scientifiche, rigorose e oggettive. 

Se un intento formativo c’è dentro questo albo illustrato (e io credo di sì), è però magistralmente fuso con il racconto, visto dalla prospettiva della formica regina, di tutte le fasi salienti del suo ciclo vitale. 

Fin dalla prima lettura ho amato la cruda onestà di questo libro: sebbene le illustrazioni ci mostrino dei personaggi antropomorfi e delle scene umanizzate in tutti gli episodi raccontati nel libro, si ha come l’impressione che la costruzione di questi ambienti umani resti comunque molto vicina alle vicende del regno naturale, senza edulcorare o semplificare, ma solo trasferendo il tutto in contesti di quotidianità riconoscibili per un essere umano.

Se le immagini mostrano appunto comportamenti e contesti di vita “antropizzati”, il testo non indugia mai in sentimentalismi o nella presentazione di personaggi specifici. Qui non ci sono soggetti con un nome, ma soltanto le formiche, ciascuna nel suo ruolo. Eppure questa scrittura non mi impedisce di provare empatia, di sentirmi anche io parte della storia delle formiche, di comprendere in un certo senso quella che potrebbe essere la loro esperienza corporea di vita.

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Sono anche tanti i passaggi cruenti, sui quali non viene posto un particolare filtro come quello in cui, la formica regina, una volta trovato un luogo in cui deporre le uova, si strappa le ali. Non volerà mai più. Colette Portal sembra volerci dire che è importante conoscere i fatti della natura per quello che sono e di nuovo, nel dircelo, adotta il punto di vista della formica, né umanizzandola né soffermandosi con compiacimento sugli aspetti più violenti della storia. Non volerà mai più: è un dato di fatto, irreversibile, che segna la vita della formica.

Di questo libro ho amato moltissimo anche l’utilizzo dell’acquerello, con dei segni particolarmente espressivi e “ricchi”, in cui non sembra esserci mai un eccesso di rifinitura, anche se le tavole sono naturalmente studiate con maestrìa. La scelta dei colori predilige le tinte smorzate e cupe ma, perlomeno a me, non ha infuso un senso di tristezza: semplicemente mi ha trasportata nell’atmosfera di una giornata invernale un po’ uggiosa. Quasi quasi sfogliando le pagine si sente l’aria farsi più fredda e umida e si sente l’odore del terriccio bagnato…

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Guardando a questo albo, ho sentito come una chiamata all’onestà, un promemoria di quanto disegnare – così come scrivere – con intenzione e consapevolezza sia importante. È facile cadere nello stereotipo, nel descrittivo, nel “credibile” che sostituisce l’”autentico”.  

Questo libro sembra volerci dire che, anche nel raccontare le cose più quotidiane, in cui in un certo senso il copione della storia è già scritto dal ciclo naturale degli eventi, possiamo trovare delle strade per entrare in relazione – una relazione sana – con il mondo che ci circonda, osservarlo dal di dentro, capirlo un po’ di più, aprire la strada a nuovi interrogativi, alla scoperta del non sapere tutto. Noi esseri umani non siamo gli unici organismi viventi su questo pianeta e ci sono universi interi che ci passano sotto gli occhi ogni giorno senza che ce ne accorgiamo: a volte un libro può aiutarci a cambiare prospettiva e aprire gli occhi un po’ di più.

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Con questo breve post, spero di avere fatto un gradito omaggio a Colette Portal, autrice ed illustratrice di questo meraviglioso libro, (La vie d’une Reine nel suo titolo originale), alla quale ho avuto l’occasione di esprimere via mail il mio più sentito apprezzamento per il suo lavoro.

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