Ricordo ancora la prima volta in cui ho assistito ad una dimostrazione di pittura ad acquerello da parte di un’illustratrice. Ci aveva mostrato tutta la sua preparazione passo a passo: fogli, pennelli, tavolozza, e soprattutto…acqua!  La cosa che mi aveva più stupita era la quantità d’acqua impiegata, sia quella contenuta nei due grandi barattoli che teneva accanto a sé, sia quella utilizzata per preparare il colore, che veniva dosata con una pipetta. Inoltre, utilizzava una tavolozza con delle vaschette abbastanza profonde, che alla fine della fase di preparazione traboccavano quasi di colore. Perché tutta questa acqua?

Al di là del fatto che la parola acquerello già parla chiaro e ci dà molti indizi sull’importanza dell’elemento acqua, una delle caratteristiche più importanti e interessanti di questa tecnica è quella di lavorare con la trasparenza e la sovrapposizione degli strati. Questo significa che, una passata dopo l’altra, possiamo rendere le tinte più intense grazie alla sovrapposizione del colore e anche variando la proporzione di colore e acqua. 

Questo lavoro a strati (in gergo tecnico si chiamano velature) era proprio la caratteristica principale dell’artista di cui ho parlato poco fa. Le sue illustrazioni si distinguono per un colore ricco e variegato, con zone più o meno opache. Per ottenere questo tipo di risultato, serve parecchia acqua, soprattutto nei primi strati, in modo da impostare le aree di colore, lasciandosi la possibilità di decidere, uno strato alla volta, quali parti “caricare” di più di pigmento e quali meno.

Al contrario, con l’acquerello è impossibile schiarire o creare maggiore trasparenza una volta che il colore si è asciugato. Dunque, in linea generale, e soprattutto quando si è alle prime esperienze con questa tecnica, meglio non trattenere troppo la mano quando si tratta di aggiungere acqua al colore, per evitare di trovarsi subito con un colore molto denso e poco gestibile sul foglio.

Come sempre accade in campo artistico, però, le regole sono fatte per essere infrante, o quantomeno prese solo come punti di riferimento. Se è vero che abbondare un po’ con l’acqua è meno rischioso che finire a secco, è anche vero che diluire molto non è sempre utile o necessario. Infatti, ogni artista lavora con il proprio stile e ogni disegno è diverso dal precedente.


  • Il grado di diluizione del colore
  • Il grado di umidità della carta al momento della stesura

Oggi vediamo il primo di questi due. Ma come si fa a sapere qual è la diluizione giusta? La risposta è semplice: dipende! Da che cosa? Dall’effetto che vuoi creare. 

Zbukvic individua cinque consistenze possibili per l’acquerello: tè, caffè, latte, crema, burro. A parte mettere una fame incredibile, secondo me questo metodo funziona molto bene perché si basa su cose di tutti i giorni e quindi ci dà un riferimento facile da memorizzare e applicare.

Vediamo i cinque livelli in dettaglio.

Questa è la consistenza più leggera, diluita e trasparente di tutte. La riconosciamo perché, inclinando leggermente la tavolozza, vediamo che il colore scorre veloce come fosse acqua (appunto come un infuso di foglie di tè che non ha nessuna parte “solida”). 

Di solito io uso questo tipo di diluizione per sfondi che devono rimanere molto leggeri e delicati oppure per un primo strato di “sottotono”, cioè quando voglio dare una tinta di base a tutto il disegno (ad esempio un giallo chiarissimo, per rendere più caldi tutti i colori che applicherò negli strati successivi).

Al secondo posto viene il caffè, molto simile al tè, appena appena più carico di colore. Lo riconosciamo perché, inclinando la tavolozza, il colore scorre velocemente, ma non proprio come l’acqua.

Questa consistenza mi torna utile per zone che devono rimanere abbastanza leggere e trasparenti. Insieme alla consistenza “latte”, il “caffè” è essenziale nel lavoro a strati, quando voglio incrementare per gradi e in maniera non uniforme l’opacità del colore.

Al centro della scala c’è il latte. Non troppo liquido, non troppo denso, si riconosce perché, inclinando la tavolozza, si muove ma piuttosto lentamente.

Utilizzo spesso questa diluizione nel lavoro, sia insieme alla consistenze “caffè” per creare gradazioni non omogenee, sia da sola per ottenere forme nitide ma un colore non troppo carico e che non prenda troppo peso sulla scena.

Quasi all’ultimo gradino di questa golosissima scala abbiamo la crema. Se proviamo a inclinare la tavolozza, il movimento che il colore fa è minimo, quasi nullo. C’è veramente poca acqua.

Questa consistenza mi piace molto per dipingere dettagli nitidi a cui voglio dare maggior risalto, rendendoli più saturi o più scuri, ma la uso anche sfumandola con consistenze più leggere per aggiungere punti di maggiore pigmentazione in zone del foglio bagnate e più trasparenti.

In questa consistenza alla massima densità, non c’è acqua, Il colore si presenta così come è uscito dal tubetto, densissimo

Non uso moltissimo questo tipo di consistenza se non per piccoli dettagli oppure se devo tirare delle linee con un pennellino di precisione.

Per sperimentare con le diverse consistenze di colore bastano pochi strumenti. 

  • Due barattoli abbastanza capienti pieni d’acqua, uno per l’acqua sporca e uno per quella pulita
  • Una tavolozza, meglio se abbastanza capiente e con almeno 5 vaschette
  • Una pipetta oppure un cucchiaino per dosare l’acqua prelevandola dal barattolo dell’acqua pulita
  • Uno straccio per asciugare il pennello. 

Imparare a riconoscere i vari tipi di diluizione non significa poi doverne scegliere soltanto uno, anzi, come si diceva in precedenza, l’acquarello ha nella varietà un suo punto di forza. Per prendere confidenza, ti consiglio di preparare uno stesso colore nei 5 gradi di diluizione. Poi prova a fare due cose:

  • Riempi dei piccoli rettangoli o quadrati separati l’uno dall’altro con il colore nelle varie consistenze, per vedere l’effetto che fa sul foglio.
  • Crea dei piccoli gradienti utilizzando due o più consistenze diverse alla volta e scoprendo come sfumano una nell’altra. Parti da quella più acquosa. Puoi riempire dei rettangoli lunghi e stretti o anche creare macchie di forma libera sul foglio.

Due piccoli accorgimenti

  1. Ricordati di sciacquare e asciugare il pennello con uno straccio nel passare da una consistenza all’altra per evitare ad esempio di diluire involontariamente i colori più densi. 
  2. Di tanto in tanto, mescola il colore con il pennello prima di iniziare a stenderlo. Infatti, si potrebbe formare un po’ di “deposito” nella vaschetta e quindi la diluizione potrebbe non essere perfettamente omogenea al suo interno.

In linea di massima, puoi ottenere tutte le diverse consistenze sia che lavorando con acquerelli in tubetto che in godet, con alcune piccole eccezioni e variazioni.

Per quanto riguarda i colori in godet, è molto semplice ottenere le prime quattro consistenze, mentre per la consistenza “burro” dovrai utilizzare un pochino d’acqua per “attivare” il colore e poterlo prelevare, ma potresti doverlo fare asciugare un attimo per avere la giusta consistenza. Sicuramente la consistenza più densa può essere più facilmente ottenuta con i colori in tubetto.

Al contrario, se cerchi di ottenere consistenze molto diluite con i colori in tubetto, dovrai prestare attenzione a prelevare veramente poco colore, a meno che non te ne serva prepararne una grande quantità (i tubetti funzionano molto bene a questo scopo). In questi casi, di solito spremo appena appena il tubetto e utilizzo la punta di un pennello pulito per prelevare una goccia di colore. 

Naturalmente, gli errori possono capitare e succede di iniziare a dipingere per poi accorgersi di avere sbagliato diluizione. In questi casi, puoi provare a rimediare in corso d’opera.

Se il colore è troppo diluito

In questo caso, se la campitura che stai coprendo è piccola, puoi provare rapidamente ad incrementare la densità del colore che avevi preparato (attingendo al godet o al tubetto) per correggere il tiro. Ricorda che a questo punto il foglio è già bagnato e quindi dovrai abbondare appena appena con la densità perché tutto quello che applicherai si andrà a diluire con quanto c’è già sul foglio.

In alternativa, soprattutto se la campitura che stai coprendo è ampia, puoi completarla così com’è, lasciar asciugare e poi fare un altro strato. In questo caso dovrai invece considerare che c’è già del colore sul foglio e regolarti per non rischiare di avere un effetto troppo coprente alla passata successiva.

Se il colore è troppo denso

Questo errore è di più difficile gestione. Quello che puoi fare è agire subito aggiungendo un po’ d’acqua sul foglio per diluire maggiormente il colore, cercando di miscelare e distribuire in modo omogeneo il colore. Tuttavia è possibile che rimanga una macchia più scura in corrispondenza del primo punto di applicazione.

Per concludere, non c’è un solo modo di usare l’acquerello: in base alle proporzioni di colore e acqua, si possono ottenere effetti molto diversi. La cosa più importante è sperimentare e fare tante prove e dopo un po’, riconoscere le diverse consistenze diventerà molto automatico! Se hai domande o curiosità, fammele sapere nei commenti qui sotto!

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